“L’errore 404 (o Not Found, inglese per non trovato) è un codice di stato standard del protocollo HTTP. Con questo, viene indicato che il client è in grado di comunicare con il server, ma che il server non ha trovato ciò che è stato richiesto, o il server è stato configurato in modo tale da non completare la richiesta.”
Questo titolo rappresenta allegoricamente il momento di massima frustrazione in cui il giovane d’oggi si trova quando il suo mondo virtuale non risponde alle sue esigenze di stimolo. Ed è ciò che accadrà ai protagonisti quando verranno messi di fronte alla propria verità.
Il progetto “Iperconnessi” nasce dall’esigenza di rappresentare uno scenario “scadente” di quello che sarà il futuro prossimo degli studenti delle superiori e di stimolarli, attraverso la provocazione teatrale della performance intitolata “404 – Page Not Found”, ad una reazione positiva, e soprattutto attiva, contro i quattro “fallimenti” teorizzati dall’autore inglese Simon Sinek, nella speranza di prepararli ad una più consapevole percezione di sé.
Sinossi
di Gianluca Tornese Buonamassa
con Giulia Bernabei e Stefano Tornese
durata 1h c.ca
L’infelicità giovanile è la malattia sociale dei cosiddetti millennials coloro che sono nati, cioè, tra gli anni ’80 e i 2000. La loro è la generazione della precarietà, dell’ansia, degli attacchi di panico e delle medicine come palliativi.
Lui, trent’anni, e Lei, venticinque, sono una coppia di fidanzati che già si sente vecchia e sconfitta. Hanno entrambi un lavoro insoddisfacente, entrambi delle ambizioni soffocate dall’inerzia, dalla pigrizia, dalle scuse. Per loro la vita è una sfida persa in partenza, perché a cambiare le cose non ci hanno nemmeno mai provato. Lei vorrebbe essere una cantante, lui un chitarrista. Ma lei non ha mai studiato canto e lui non ha mai imparato a suonare.
L’ambizione senza impegno si rifugia in un amore insano, una gabbia di asocialità e apatia fatta di computer, televisione, cellulari, internet, social, spaghetti a domicilio, abuso di droghe e farmaci. Il sogno di cambiare vita andando all’estero è bloccato dallo spauracchio della burocrazia e dai sentimenti repressi di lui, che sa di non amarla più ma non è in grado di confessarlo, prima di tutto a sé stesso, mentre lei, consumata dall’ansia, è irreversibilmente in preda alla noia.
Un allegorico blackout li riporta alla realtà delle cose e ne fa riaffiorare i subconsci: lui confessa la fine del suo amore per lei, dà sfogo ai suoi tormenti descrivendo le proprie pulsioni (auto)distruttive; lei, che non può sentirlo, immagina una vita parallela, una realtà in cui le ambizioni si sono coniugate con le giuste opportunità e il duro lavoro. In questa dimensione è una di quelle celebrità che tanto ammira e invidia su Instagram, mentre lui è una versione estremizzata del proprio opposto, un chitarrista guidato solo dall’istinto e dalle emozioni più fisiche, carnali e passionali.
La verità, però, è che sono così impegnati ad amare loro stessi che non riescono ad amare l’altro, autodistruggendosi, nel sogno come nella realtà. Infine, quando ritorna la corrente, pur consci della loro reale condizione, ricadono velocemente nell’inerzia, nell’autocommiserazione facile, nella procrastinazione perenne.
Conclusione
Lo spettacolo si riferisce direttamente ad un range di riferimento specifico, ovvero a quei ragazzi nati tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi del 2000 che oggi vengono comunemente definiti millennials, o generazione Y. Lo scopo è quello di sensibilizzare i giovani studenti sul tema della non-comunicazione, sull’eccessivo utilizzo dei dispositivi elettronici, sulla confusione percettiva tra vita reale e vita virtuale al fine di arginare il pericolo a cui quest’ultima generazione va incontro.